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Studio indaga il microbiota dell’epidermide dei cani

Il derma dei cani sembrerebbe essere privo di un proprio microbiota. A dirlo è uno studio di Rocío García-Fonticoba pubblicato su Animal Microbiome.
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Studio indaga il microbiota dell’epidermide dei cani

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• Microbiota cutaneo e patologie dermatologiche

Stato dell’arte
L’epidermide dell’uomo è colonizzata da un ricco e diversificato microbioma. Da questo dipende in parte la salute della cute. È lo stesso per i cani? Bisogna ancora scoprirlo.

Cosa aggiunge questa ricerca
Campioni di epidermide (derma e strato sub-cutaneo) sono stati prelevati da 7 cani sani ed analizzati con tecniche genomiche avanzate e metodi di coltura classici per individuare il profilo batterico.

Conclusioni
A differenza della superficie cutanea, il derma e il tessuto sub-cutaneo dei cani non sembrerebbero avere una popolazione batterica caratteristica. I soli ceppi identificati sono stati infatti registrati anche nei campioni controllo prelevati nell’ambiente circostante.

Contrariamente a quanto dimostrato nell’uomo, il derma e il tessuto sub-cutaneo dei cani sembrerebbe essere privo di un proprio microbiota. Pochi e in condivisione con l’ambiente esterno sono stati infatti i ceppi identificati da tecniche genomiche avanzate e metodi di coltura standard.

Lo dimostra lo studio di Rocío García-Fonticoba e colleghi della Universitat Autònoma de Barcelona (Spagna), di recente pubblicato su Animal Microbiome.

Microbiota cutaneo e patologie dermatologiche

Lo studio del microbiota cutaneo sta attirando sempre più interesse. Numerosi sono infatti gli studi che ne confermano, soprattutto per l’uomo, un fondamentale coinvolgimento nella salute della pelle.

Target principale di queste ricerche è stato abitualmente lo strato superficiale dell’epidermide a causa delle limitazioni delle tradizionali tecniche di indagine. Le possibilità di approfondire questo tema sono però ampliate dall’avvento di tecniche di indagine più avanzate (next generation sequencing).

Per i cani tuttavia questo panorama rimane finora ancora più incerto e limitato a particolari condizioni di malattia. Scopo dei ricercatori spagnoli è stato quindi quello di caratterizzare l’eventuale popolazione batterica di epidermide superficiale, derma e strato sub-cutaneo (addome) in 7 cani sani applicato e comparando i risultati di tecniche di coltura standard e di indagine genomica.

Campioni prelevati dall’ambiente circostante sono stati utilizzati come controllo. Vediamo cosa è emerso.

  • la coltura batterica è risultata negativa per tutti i campioni
  • l’amplificazione di DNA batterico (16S rRNA) ha mostrato come la superficie cutanea sia nettamente più ricca di microorganismi rispetto alla porzione sub-cutanea e ai campioni controllo
  • in termini di diversità, la superficie cutanea è risultata nettamente separata dai restanti campioni con anche elevata inter-variabilità di abbondanza relativa
  • omogenei tra loro sono invece risultati i campioni degli strati più profondi e ai controllo
  • alcune famiglie sono risultate in condivisione con i campioni controllo ambientali
  • Proteobacteria seguiti da Actinobacteria, Bacteroidetes e Firmicutes sono risultati i phyla più abbondanti nella superficie cutanea, Moraxellaceae, Nocardioidaceae, Xanthomonadaceae e e Sphingomonadaceae le famiglie
  • analizzando i campioni di derma e strato sub-cutaneo sono stati identificati Firmicutes, Proteobacteria, Actinobacteria, e Bacteroidetes come i phyla più abbondanti. Gli stessi sono però stati registrati nei campioni controllo sostenendo come non siano di fatto rappresentanti del microbioma cutaneo
  • approfondendo l’analisi dei campioni controllo alla ricerca di contaminanti, sono state individuate in particolare le famiglie Halomonadaceae e Shewanellaceae seguite a distanza da Burkholderiaceae (Variovax, Ralstonia, Achromobacter, Aquabacterium)

Nei cani, lo strato cutaneo più profondo sembrerebbe quindi privo di un microbiota definito. Ulteriori analisi sono tuttavia necessarie per l’eventuale determinazione di ceppi scarsamente espressi.

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