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Le infezioni gastriche nei canarini modificano il microbiota intestinale

Un team italiano ha analizzato i cambiamenti di microbiota intestinale e funzionalità metabolica dei canarini in presenza di infezione da M. ornithogaster.Secondo Zoe A. Pratte et al. del Georgia Institute of Technology, vi è un'alterazione transitoria che svanisce in fase di non esposizione.
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  • Cosa si conosce dell’argomento
    L’infezione gastrica da Macrorhabdus ornithogaster è abbastanza comune tra i volatili. Tuttavia, gli effetti di questa infezione sul microbiota intestinale non sono ancora stati esaminati.

  • Cosa aggiunge questa ricerca
    Lo studio valuta l’impatto dell’infezione da Macrorhabdus ornithogaster sulla comunità batterica gastrica dei canarini.

  • Conclusioni
    La presenza dell’infezione comporta cambiamenti di espressione batterica oltre che di funzionalità metabolica. Ulteriori studi saranno necessari per determinare l’importanza patologica di determinati microrganismi maggiormente presenti in sede di infezione.



Tra i volatili, in cattività e non, il lievito
Macrorhabdus ornithogaster è causa di frequenti infezioni della mucosa gastrica con sintomi spesso invalidanti. Ma quali sono le conseguenze a livello del microbiota dello stomaco?

Ha cercato di capirlo un team tutto italiano dell’Università di Torino, coordinato da Patrizia Robino. Lo studio, pubblicato su Avian Pathology, ha analizzato gli eventuali cambiamenti del microbiota intestinale, oltre che della funzionalità metabolica, di 29 canarini in presenza di infezione da Macrorhabdus ornithogaster (gruppo I).

Di questi, 16 erano asintomatici (sottogruppo Ia) mentre i restanti 13 (sottogruppo Ib) presentavano i sintomi classici, ossia diarrea, debilitazione, maldigestione ecc.  Altri 15 esemplari (gruppo C) sono stati inclusi come controllo. Sono stati collezionati un totale di 132 campioni fecali, successivamente analizzati con tecniche all’avanguardia. Di seguito i risultati ottenuti.

Infezioni e microbiota intestinale

Per l’analisi del microbiota, i ricercatori sono partiti da una sua valutazione generale.

I due gruppi, C vs I, sono risultati nettamente distinti in base alle linee batteriche espresse. Anche l’alpha diversity ha presentato variazioni significative mostrandosi più elevata nei controlli.

Nel dettaglio:

  • a livello di phylum il gruppo con l’infezione ha mostrato predominanza di Firmicutes (77%) e Proteobacteria (13%). Nei controlli maggiore espressione è stata invece registrata per Cyanobacteria (41%), seguiti da Proteobacteria (27%) e Firmicutes (19%)
  • considerando solo il gruppo infetto, il sottogruppo Ia ha presentato più abbondanza di Acidobacteria, Actinobacteria, Cyanobacteria e Palnctomycetes rispetto alla controparte
  • a livello di genere o famiglia le differenze principali tra gli infetti e i controlli sono emerse in relazione a Lactobacillus (32% vs 6% rispettivamente), Candidatus Arthromitus (14% vs 3%), Enterobacteriaceae (4% vs 2%), Streptococcus (4% vs 0.5%) e Clostridium (0.4% vs 6%)
  • confrontando l’abbondanza relativa degli OTUs tra i due gruppi principali, Lactobacillus e Candidatus Arthromitus sono risultati associati a quello con l’infezione, Lactococcus, Pseudomonas, Acinetobacter, Lachnospiraceae, Propionibacterium e Weissella invece con i controlli
  • tra i due sottogruppi Ia e Ib, Lactobacillus, Acinetobacter, Streptococcus e Propionibacter hanno mostrato correlazione con il primo mentre Candidatus Arthromitus e Clostridium con il secondo

Effetti sull’attività metabolica

Grazie alle analisi di metagenomica integrate dalla banca dati KEGG è stato possibile affermare che:

  • il metabolismo degli acidi grassi a catena corta, del fruttosio e dell’amminoacido D-alanina è maggiormente espresso nel gruppo di controllo
  • l’attività di metabolismo dei glicerofosfolipidi è maggiore negli animali con infezione
  • Clostridiaceae e Lachnospiraceae sono associati al metabolismo degli amminoacidi (arginina, prolina, fenilalanina e lisina), Enterobacteriaceae a quello di acidi grassi, istidina e saccarosio, mentre Candidatus Arthromitus con quello lipidico

In conclusione, dunque, è stato qui dimostrato, forse per la prima volta, come l’infezione gastrica da Macrorhabdus ornithogaster influenzi significativamente sia il microbioma intestinale sia la sua funzionalità.

Ulteriori studi saranno tuttavia necessari al fine di valutare nel dettaglio l’eventuale ruolo dei batteri alterati nella patogenesi.

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