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Il microbiota intestinale dei puledri semi-selvaggi è più ricco di quelli addomesticati

Puledri in semi-cattività sembrerebbero avere un microbioma intestinale più ricco e stabile rispetto ai corrispettivi animali addomesticati.
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Il microbiota intestinale dei puledri semi-selvaggi è più ricco di quelli addomesticati

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• Intestino e salute dei cavalli
• Microbiota intestinale: le differenze
• Conclusioni

Stato dell’arte
Anche negli equini lo sviluppo del microbioma intestinale in tenera età è fondamentale per la salute futura. Se l’essere in cattività o in contesto domestico influenzi l’acquisizione batterica rimane però poco chiaro.

Cosa aggiunge questa ricerca
In questo studio è stato confrontato nel tempo il profilo batterico di campioni fecali prelevati da venti puledri e loro madri addomesticati e da altrettanti esemplari semi-selvaggi.

Conclusioni
L’ambiente (semi-cattività o domestico) influenza lo sviluppo del microbioma intestinale nelle prime sei settimane di vita dei puledri. Maggiore diversità e stabilità è infatti stata dimostrata da soggettisemi-selvaggi, suggerendo come le loro caratteristiche batteriche possano essere considerate come riferimento di un microbioma equino “sano”.

Puledri in semi-cattività sembrerebbero avere un microbioma intestinale più ricco e stabile nelle prime settimane di vita rispetto ai corrispettivi animali addomesticati. Pur considerando l’inter-variabilità, ciò sembrerebbe quindi suggerire di considerare il profilo batterico dei primi come riferimento per un microbiota in equilibrio al quale puntare per favorire la salute dei puledri. 

È quanto dimostrano Meredith K. Tavenner e colleghi della University of Delaware, in uno studio di recente pubblicato su Animal Microbiome

Intestino e salute dei cavalli

Il microbioma intestinale è fondamentale per la salute dell’ospite. Il suo sviluppo durante le prime settimane di vita è perciò oltremodo fondamentale considerando il suo impatto anche nel lungo termine. L’attenzione verso questa tematica sta aumentando non solo per l’uomo, ma anche in campo veterinario, equini inclusi. 

Le condizioni di allevamento o crescita di questa specie possono essere però molto diverse soprattutto se paragoniamo esemplari allevati in modo convenzionale  a quelli semi-bradi. Nonostante siano state infatti registrate notevoli disparità nel profilo batterico di esemplari in cattività e quelli di allevamento semi-selvatico, poco si conosce come e quando questa differenziazione abbia inizio. 

Scopo dello studio è stato quindi quello di identificare le modalità di acquisizione batterica e delle relative funzionalità in venti puledri semi-selvaggi (SFM) e altrettanti allevati in modo convenzionale (DCM) prelevandone periodicamente campioni fecali per le prime settimane di vita. A ciò si è aggiunta la valutazione delle loro madri e di fattori confondenti come la dieta e il contatto con altri esemplari. Ecco cosa ne è emerso.

Microbiota intestinale: le differenze

Iniziando dal confronto tra microbioma di madre e puledro e tra i diversi gruppi di puledri:

  • 86 le unità tassonomiche operative (OTUs) identificate in totale, classificate poi in 19 phyla. Bacteroidetes il più rappresentato (55,2 e 48,3% nei puledri e cavalle rispettivamente) seguito da Firmicutes (22,5% vs 23,7%)
  • a livello di famiglia, quattro Bacteroidetes hanno mostrato abbondanza significativamente alterata tra puledri SFM e DCM. In particolare, Bacteroidaceae ha mostrato arricchimento nei SFM, Paraprevotellaceae, Porphyromonadaceae, e Rikenellaceae nella controparte
  • Mogibacteriaceae, Streptococcaceae ed Erysipelotrichaceae sono risultati aumentati nel gruppo SFM (madri e puledri). A questi si aggiungono Fusobacteriaceae e una famiglia di Tenericutes (RF39) nei puledri SFM, una famiglia di Verrucomicrobia (RFP12) e una di Alphaproteobacteria invece nelle madri. Di contro, maggiore espressione nel gruppo DCM si è vista in relazione a Christensenellaceae, Lactobacillaceae, Peptostreptococcaceae, Methanocorpusculaceae e una famiglia di Spirochaetes

Sulla base di queste prime differenze, i ricercatori si sono quindi concentrati sulla descrizione del core batterico (ceppi presenti in almeno il 95% dei campioni per gruppo) dei due gruppi:

  • in generale, i SFM hanno mostrato un maggior numero di taxa nel loro core batterico che comprende quindi cinque taxa, solo uno dei quali (Bacteroidetes) in condivisione con la controparte. Bacteroides fragilis, Enterobacteriaceae spp., Erysipelotrichaceae spp., e Fusobacterium spp. invece i taxa unici
  • il core batterico del gruppo DCM è risultato essere ristretto a un unico taxa (Bacteroides) contenente però specie peculiari e non condivise con SFM ossia Rikenellaceae spp. 
  • distinguendo madri da puledri, i puledri SFM hanno mostrato un core batterico estremamente ricco essendo composto da 154 OTUs appartenenti a 16 taxa diversi. Di contro, i corrispettivi DCM hanno invece mostrato solo 54 OTUs riconducibili a 11 taxa
  • taxa peculiari di puledri SFM sono risultati essere, tra gli altri, Paulibacter spp., YRC22 spp., RFN20 spp., Oscillospira spp., Alphaproteobacteria spp., e RFP12 spp.
  • di contro, solo Fusobacterium spp. si è mostrato unicamente espresso nei puledri DCM

I campioni dei puledri sono stati quindi suddivisi in sei gruppi di età diversa, per sesso e in base alle condizioni di allevamento (stalla, pascolo o entrambi). Da queste analisi per sottogruppo si è visto che:

  • nessuna differenza di alpha-diversity tra il gruppo in generale delle madri e dei puledri durante tutto lo studio
  • confrontando però in base all’età, a una settimana di vita la diversità batterica si è mostrata la più bassa
  • il core batterico dei SFM (madri e puledri) si è mostrato più ricco del gruppo DCM per tutte le misurazioni
  • a sei settimane di vita i puledri DCM hanno mostrato una maggiore somiglianza con il profilo batterico delle madri 
  • differenze significative sono emerse nel microbioma dei puledri SFM e DCM in base alle settimane di vita. La maggior variazione temporale la si è registrata tuttavia nel gruppo DCM, più stabile nei SFM a carico soprattutto di Firmicutes. 182 taxa hanno registrato un significativo arricchimento in base alle differenti settimane d’età nei DCM, 151 invece nei SFM
  • generi della famiglia Lactobacillaceae (e quindi batteri lattici) hanno mostrato un’espressione significativamente maggiore nei puledri DCM rispetto a tutto il gruppo SFM
  • alla quinta settimana per i SFM e alla quarta per i DCM, generi associati alla produzione di metano quali Methanobrevibacter spp. e Methanobacteriaceae sono risultati aumentati. A ciò si associano Fibrobacter spp. e Fibrobacteraceae gen. per la digestione dei carboidrati 

Concludendo poi con analisi e predizioni di funzionalità metabolica si è dimostrato come:

  • alla prima settimana di vita, entrambi i gruppi avessero la maggiore capacità digestiva di carboidrati, amidi e proteine rispetto ai puledri più “anziani” o alle madri, supportando l’importanza dell’allattamento
  • nessuna differenza significativa tra le funzionalità metaboliche delle madri dei due gruppi 

Conclusioni

Lo studio dimostra quindi come le condizioni di crescita impattino sullo sviluppo batterico nelle prime sei settimane di vita

Maggiore la diversità e la presenza di batteri “buoni” negli esemplari semi-selvaggi abbinate a una buona stabilità temporale. Di contro, l’elevata presenza di batteri lattici in quelli di allevamento fa presupporre un rapido adattamento ai foraggi concentrati. 

Ulteriori studi sono tuttavia necessari al fine di identificare i precisi fattori che influenzano le differenze compositive e di espressione batterica qui registrate.

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