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IBD nel gatto: tra le possibili cause spunta il microbiota intestinale

Gatti con enteropatia cronica presentano un microbiota intestinale alterato. Lo afferma un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports.
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IBD nel gatto: tra le possibili cause spunta il microbiota intestinale

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Stato dell’arte
Nei gatti anziani l’enteropatia cronica (EC) è una condizione comune e comprende principalmente le malattie infiammatorie intestinali (IBD) e il linfoma a piccole cellule (SCL). Rimane ancora da scoprire il loro impatto sul microbiota intestinale.

Cosa aggiunge questa ricerca
Lo studio confronta il microbiota fecale di gatti con IBD (n=13) o SCL (n=14), con quello di gatti sani.

Conclusioni
Il microbiota di gatti con EC si differenzia notevolmente per biodiversità da quello di gatti sani, risultando di contro analogo a quello di pazienti con IBD.

Gatti con enteropatia cronica, in particolare con malattie infiammatorie intestinali (IBD) o linfoma a piccole cellule (SCL), presentano differenze nella composizione del microbiota intestinale e una biodiversità ridotta rispetto a gatti sani. Sono invece emerse analogie con pazienti affetti da IBD.

Lo afferma lo studio di Sina Marsilio e colleghi della Texas A&M University, di recente pubblicazione su Scientific Reports.

La presenza di sintomi clinici correlati a disturbi gastrointestinali per più di tre settimane, in assenza di infezioni e cause extra-intestinali, viene definita come enteropatia cronica, problematica comune nei gatti anziani. Questa condizione include diversi forme, in particolare le malattie infiammatorie intestinali e il linfoma a piccole cellule. La diagnosi si basa principalmente sulla sintomatologia e sull’indagine istologica, meno conosciuti sono invece le caratteristiche e i meccanismi che ne stanno alla base.

Con lo scopo di approfondire questo argomento dal punto di vista del microbiota intestinale, i ricercatori hanno confrontato la componente batterica fecale di gatti con IBD (n=13) o SCL (n=14) rispetto a quella di gatti sani (n= 38). Di seguito i risultati.

Rispetto al gruppo controllo:

  • gli esemplari con EC hanno mostrato una biodiversità (alpha-diversity) significativamente inferiore, in particolare il sottogruppo con IBD. Nessuna notevole differenza invece tra IBD e SCL
  • seppur non sia stata registrata nessuna differenza significativa in termini di cluster batterici, taxa appartenenti alla famiglia Ruminococcaceae, al genere Tucibacter e al phylum Bacteroidetes sono risultati meno abbondanti nei gruppi EC
  • di contro, un aumento di espressione (non significativo) si è notato per membri di Enterobacteriaceae e Streptococcaceae
  • sono state rilevate differenze anche in termini di beta-diversity, soprattutto a carico di Bifidobacterium che ha espresso valori minori nel sottogruppo con SCL
  • membri di Enterobacteriaceae (phylum Proteobacteria) e Streptococcacaea (phylum Firmicutes) hanno mostrato un incremento nel gruppo con IBD e, soprattutto, SCL. Tali differenze non raggiungono la significatività confrontando IBD e SCL.

In conclusione, questo sembrerebbe il primo studio che ha affiancato un’analisi microbiologica a una istologica-clinica in gatti con enteropatia cronica. La biodiversità in presenza di malattia sembrerebbe compromessa, come del resto l’espressione di ceppi anaerobi del phylum Firmicutes, Bacteroidetes e Actinobacteria. Inoltre, è emerso un profilo di disbiosi simile in pazienti con IBD, suggerendo possibili analogie sia eziologiche sia terapeutiche. Ulteriori e più ampi studi sono tuttavia necessari al fine di confermare e approfondire tali risultati.

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